L’Accademia Reale Svedese delle Scienze ha premiato le ricerche di Emmanuelle Charpentier e Jennifer A. Doudna con il Premio Nobel per la Chimica 2020
Dalle paludi di Santa Pola (Spagna) a Stoccolma, passando per i laboratori di tutto il mondo: la scoperta e il “viaggio” di CRISPR premiati grazie all’assegnazione del Premio Nobel per la Chimica 2020 a Emmanuelle Charpentier e a Jennifer A. Doudna. Il prestigioso riconoscimento va allo “sviluppo di un metodo di editing genomico” basato su CRISPR, che nel 2012 ha portato alla pubblicazione dell’ormai famoso studio firmato dalle vincitrici del Nobel. La tecnologia, che negli ultimi anni ha avuto un impatto rivoluzionario sulle scienze della vita (e non solo), permette di modificare il genoma di esseri viventi in modo più efficace, veloce e meno costoso rispetto alle altre modalità conosciute.
Terapie per le malattie genetiche, per il cancro e non solo, nuove strategie diagnostiche per COVID-19, blocco dei vettori di malattie infettive: le applicazioni di CRISPR sono molteplici e, proprio per questo motivo, la tecnica è diventata protagonista indiscussa della ricerca degli ultimi anni. La scoperta della presenza di sequenze palindromiche quasi perfette che si ripetono a intervalli costanti - battezzate CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Palindromic Repeats) nel lontano 1993 dallo spagnolo Francisco Mojica - nel DNA di un organismo unicellulare isolato nelle paludi di Santa Pola in Spagna, è stata la prima tappa del viaggio verso la tecnica di editing genomico.
Solo nel 2007 si è scoperta la funzione di CRISPR nei batteri - un meccanismo di difesa per proteggersi dai virus - sfruttata fin da subito dall’industria casearia per produrre batteri resistenti ad alcune infezioni. E sono stati necessari altri 5 anni di ricerca per arrivare alla descrizione puntuale della tecnica di editing genomico pubblicata da Charpentier e Doudna su Science. Nel giro di pochi mesi sono poi stati pubblicati alcuni articoli, tra cui anche uno condotto da Jennifer Doudna, per dimostrare la possibile applicazione delle cosiddette “forbici molecolari” su cellule umane e di altri organismi multicellulari. E attualmente CRISPR è cinque volte più utilizzato di qualsiasi altro strumento di editing genomico (Fonte: Cell Trials Data). Sebbene le applicazioni nella pratica clinica quotidiana siano ancora lontane, i rapidi progressi fatti negli ultimi anni sottolineano la forza della ricerca scientifica e l’importanza della collaborazione internazionale per raggiungere traguardi importanti.
Oggi la discussione attorno a CRISPR è ampia e un bel capitolo della sua storia sarà dedicato alle implicazioni bioetiche dell’applicazione sull’uomo, partendo dal controverso esperimento del ricercatore cinese He Jiankui, responsabile di aver applicato la tecnica di editing genomico su embrioni umani, non per pura ricerca, ma con lo scopo di far nascere bambini geneticamente modificati. Inoltre, sono state sviluppate diverse tecniche di editing basate su CRISPR e ne sono scaturite altrettante considerazioni su benefici, rischi e prospettive future.
Prima di Emmanuelle Charpentier, Direttrice del Max Planck Unit for the Science of Pathogens a Berlino, e Jennifer A. Doudna, Professoressa all’University of California (Berkeley), solo 5 donne hanno ricevuto il Premio Nobel per la Chimica e solo due - Marie Curie (1911) e Dorothy Crowfoot Hodgkin (1964) - non l’hanno condiviso con colleghi uomini. Le due scienziate hanno scoperto uno strumento genetico che “ha rivoluzionato la scienza di base e che porterà a nuovi trattamenti medici all'avanguardia”, come ha commentato Claes Gustafsson, Presidente del Comitato Nobel per la Chimica.
Come descrive l’articolo “Gender bias in Nobel prizes” pubblicato su Nature, dal 1901 al 2018 sono stati assegnati 688 Premi Nobel in Chimica, Fisica, Economia e Medicina e solo 21 sono stati vinti da scienziate. Il dato positivo è che negli ultimi 20 anni il numero di Nobel vinti da donne ha superato il numero dei premi al femminile dei primi 100 anni di storia dei Nobel. Con la doppia assegnazione di oggi, l’Accademia Svedese delle Scienze segna un altro punto a favore di un cambiamento nella visione della scienza a livello sociale.