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Immunoterapia, i successi del 2018 tra CAR-T e Nobel

Dai risultati sempre più importanti nell’ambito delle sperimentazioni cliniche, all’approvazione in Europa di due diverse terapie CAR-T, passando per il Nobel per la Medicina assegnato a James Allison e a Tasuku Honjo

Sebbene il campo dell’immunoterapia non rientri tra le migliori scoperte del 2018 (“breaktrough of the year”) elencate, come da tradizione, da Science e Nature a fine anno, non ci si può esimere dall’affermare che il 2018 sia stato un anno memorabile per l’immunoterapia, ormai riconosciuta come l’ultima frontiera della lotta ai tumori.

L’anno appena concluso è stato all’insegna dell’avvio, a livello mondiale, di importanti sperimentazioni cliniche basate sull’immunoterapia per combattere diversi tipi di tumori e di risultati insperati ottenuti nei trial condotti su pazienti in cui tutte le altre terapie avevano fallito. Alcuni risultati entusiasmanti sono stati ottenuti anche in Italia presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù su un bambino affetto da una forma particolarmente aggressiva di leucemia linfoblastica acuta a cellule B . L’immunoterapia oncologica si è dimostrata efficace in un ampio spettro di tumori, dando ai pazienti nuove e concrete speranze di combattere la propria malattia.

Ed è anche grazie a questi importanti risultati che lo scorso agosto la Commissione Europea ha deciso di autorizzare l'immissione in commercio di due diverse terapie CAR-T: tisagenlecleucel, per il trattamento di della leucemia linfoblastica acuta a cellule B nei pazienti pediatrici e fino ai 25 anni di età e per il linfoma diffuso a grandi cellule B negli adulti , e axicabtagene ciloleucel per adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B o con linfoma primitivo del mediastino a grandi cellule B, recidivanti o refrattari, due forme aggressive di linfoma non Hodgkin. Un via libera europeo che è arrivato a circa un anno di distanza dall’approvazione negli Stati Uniti. Si tratta delle prime due terapie cellulari al mondo per combattere i tumori che si basano sull’ingegnerizzazione genetica di cellule prelevate dai pazienti stessi.

Il 2018 è stato infine l’anno in cui è stata consacrata la ricerca nel campo dell’immunoterapia oncologica con l’assegnazione, ad inizio ottobre, del premio Nobel per la Medicina allo statunitense  James P. Allison e al giapponese Tasuku Honjo per i loro studi pionieristici che hanno rivoluzionato il modo di combattere i tumori. Questo riconoscimento premia un sogno della biomedicina lungo un secolo: utilizzare le armi del sistema immunitario contro il cancro. Allison e Honjo, con le loro ricerche condotte in maniera indipendente, hanno dato un contributo fondamentale all’identificazione dei meccanismi con i quali le cellule del sistema immunitario sono in grado di attaccare quelle tumorali e, più in particolare, hanno dimostrato come togliere i “freni” che impediscono al sistema immunitario di compiere un attacco efficace e determinante. Negli ultimi anni le terapie immunologiche contro il cancro si sono affiancate con successo alle strategie tradizionali come la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia e le terapie mirate, rivoluzionando la cura. 

Per saperne di più sul Nobel assegnato ad Allison e Honjo potete leggere l’articolo “Immunoterapia oncologica: una ricerca da Nobel

 

 

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