In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, Osservatorio Terapie Avanzate ha intervistato Serena Fabbrini del team di She is a scientist
Oggi è la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza: giunta alla VI edizione, è l’occasione per stimolare il raggiungimento della parità di genere in termini di opportunità educative e di carriere scientifiche. Non una mera celebrazione della scienza al femminile, bensì un’occasione per sottolineare la fondamentale importanza della scienza e dell’uguaglianza di genere all’interno dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. In questa cornice si inserisce anche “She is a scientist”, un progetto editoriale nato nel 2017 con l’obiettivo di valorizzare l’apporto delle donne alla scienza.
L’11 febbraio si celebra in tutto il mondo la Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza (International Day of Women and Girls in Science), nata in occasione del World Women’s Health and Development Forum svoltosi tra il 10 e l’11 febbraio 2015 a New York presso la sede delle Nazioni Unite e istituita ufficialmente nel dicembre 2015. Una giornata dedicata non solo a scienziate e ricercatrici, ma che sottolinea anche la necessaria istruzione e formazione delle ragazze più giovani, spesso discriminate e vittime di pregiudizi che affliggono le società di tutto il mondo. Basti pensare che nelle università italiane sono pochissime le donne a cui è stato affidato l’incarico di rettrice: stando ai dati del CRUI – Conferenza dei Rettori delle Università Italiane, sono circa il 7%.
Quest’anno il tema della giornata internazionale sarà "Donne scienziate in prima linea nella lotta contro la COVID-19", mentre l’assemblea che si svolgerà virtualmente presso le Nazioni Unite affronterà la questione dell’uguaglianza nella scienza per la società. La pandemia di COVID-19 ha avuto un impatto molto negativo sulle donne in ogni settore lavorativo e ha contribuito ad allargare il divario di genere anche in ambito scientifico. Stando ai dati Istat relativi al 2020, infatti, il 70% circa di chi ha perso il lavoro in Italia è donna. Questa difficile situazione, che si espande a livello globale, ha però dimostrato il ruolo critico delle donne nelle diverse fasi della lotta contro i Coronavirus, a partire dall’identificazione del primo Coronavirus da parte della dottoressa Julia Almeda nel 1964. Un esempio tutto italiano di scienziata coinvolta in prima linea contro il SARS-CoV-2 è Antonella Viola - Professoressa Ordinaria di Patologia Generale presso il Dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Padova e Direttore Scientifico dell’Istituto di Ricerca Pediatrica ”Città della Speranza” - che in questi mesi si è impegnata molto anche dal punto di vista della corretta comunicazione sul tema e che Osservatorio terapie Avanzate ha l’onore di avere come membro del proprio Comitato Scientifico dal 2019.
Inserendosi in questo contesto, il progetto a lungo termine di She is a scientist è quello di svincolare le competenze scientifiche dall’immagine che ogni donna vuole mostrare di sé e di mostrare come talento, passione e creatività siano qualità da sempre appartenenti alle donne tanto quanto agli uomini. In occasione della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella Scienza, il team di She is a scientist (composto da Nicole Ticchi, Serena Fabbrini e Silvia Sironi), ha organizzato una settimana di appuntamenti per parlare e riflettere sul gender gap nella scienza. Oltre a interviste e tavole rotonde, per tutto il mese di febbraio è stata lanciata la campagna #SHELooksLikeAScientist per combattere gli stereotipi legati all’immagine delle donne che lavorano in ambito scientifico, raccontando le loro storie attraverso le loro passioni personali. Inoltre, il 15 febbraio, quando si terrà l’evento finale della settimana, una sorta di “day after” in cui si farà il punto della situazione dopo una settimana di articoli e eventi sul tema, parlando di dati sul gender gap nella scienza e su come bisognerebbe scrivere di donne e scienza, per una narrazione che contribuisca a colmare il gap e non ad alimentarlo ulteriormente.
“Le donne rappresentano solo il 30% dei ricercatori a livello mondiale. Con questo dato fisso in testa è sorta in noi la necessità di celebrare l’11 febbraio ogni giorno. Ed ecco perché ci siamo impegnate nell’organizzare una settimana di appuntamenti tutti dedicati ai vari aspetti necessari per raggiungere la gender equality nel mondo della scienza e della ricerca”, commenta Serena Fabbrini, comunicatrice della scienza e parte del team di She is a scientist. “Tra i nostri obiettivi spicca quello di portare al pubblico esempi di scienziate che sono riuscite a realizzarsi professionalmente e nella vita privata, e che possano diventare ‘role models’ per le prossime generazioni”. Nel corso del 2020 She is a scientist ha portato avanti diversi progetti: - “C’era una notte”, a cura di Francesca Frassino: si tratta interviste immaginarie a donne di scienza del passato, quelle figure che sono diventate iconiche per molte e molti;- “Donne per la natura”, a cura di Valentina Iesari: articoli a tema sostenibilità e ambiente con il focus puntato sul lavoro delle donne; - “Un laboratorio tutto per sé”, a cura di Lucia Mascotelli: un podcast il cui titolo è un omaggio a Virginia Wolf. Una raccolta di interviste a scienziate italiane che raccontano i loro successi e la loro normale vita da ricercatrice;- “Fail like a scientist!” a cura di Silvia Sironi e Sara Colognesi: una campagna lanciata a novembre 2020 per parlare apertamente di fallimento in senso positivo, perché a tutte e a tutti è capitato almeno una volta di sbagliare! E non serve viverla male, fa parte del gioco. “Questo progetto ha avuto un riscontro molto buono e, al termine della campagna, si è realizzato un e-book che abbiamo regalato chi è iscritto alla nostra newsletter”, conclude Serena Fabbrini.
Senza dubbio il contributo delle donne nella scienza è stato e sarà fondamentale. I riconoscimenti sono molti anche nell’ambito delle terapie avanzate e anche nella ricerca italiana: dalle scoperte storiche come la prima immagine del DNA di Rosalind Franklin all’European Tech Women Awards vinto dalla professoressa Graziella Pellegrini per le sue ricerche nel campo della medicina rigenerativa, dal Premio Nobel per la Chimica 2020 a Emmanuelle Charpentier e Jennifer Doudna, al Robertson Stem Cell Investigator Award recentemente vinto da Raffaella Di Micco per studiare le terapie geniche.
Pregiudizi e stereotipi hanno storicamente allontanato le ragazze dagli studi scientifici e, di conseguenza, le donne da una carriera in campo scientifico: superare le criticità causate dal gender gap permetterà alle donne e alle ragazze di raggiungere un equo accesso al mondo della scienza, oltre a promuovere l’uguaglianza di genere e l’empowerment femminile.