Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza

Ieri, domenica 11 febbraio, è stata celebrata la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza. Ma c’è ancora molta strada da fare per raggiungere l’inclusività 

Il mondo della scienza ha assistito a notevoli progressi nei campi della biotecnologia, biologia e genetica – materie alla base dello sviluppo delle terapie avanzate - grazie agli incessanti sforzi di numerose menti brillanti. Sebbene storicamente siano ambiti dominati dagli uomini, le donne hanno svolto ruoli chiave nel plasmare queste discipline, nel raggiungere i grandi traguardi scientifici e nel cercare di superare le difficoltà legate al genere. Alcune sono arrivate al Premio Nobel, altre no, ma questo non significa che il loro contributo valga meno. Su Osservatorio Terapie Avanzate abbiamo già parlato di Rosalind Franklin, di Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier e, più di recente, di Katalin Karikò, ma non sono certo le uniche che meritano di essere citate. E la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, che da nove anni viene celebrata dalle Nazioni Unite, ci offre un’occasione per parlare di altre scienziate.

SFIDE, NUMERI E NOBEL

Nonostante i loro straordinari successi scientifici, le donne continuano ad affrontare sfide, tra cui pregiudizi di genere, opportunità inique e una scarsa rappresentanza, specialmente ai livelli manageriali. Favorire la diversità e l'inclusione nella comunità scientifica è cruciale per sostenere l'innovazione, incoraggiare l’avanzamento scientifico e garantire che il talento in quanto tale venga riconosciuto a 360 gradi. Le sfide ancora da affrontare si riflettono nei dati: dalle borse di studio inferiori al tasso più alto di abbandono dei percorsi di formazione, dalla scarsa presenza nelle accademie scientifiche alle carriere minate da vari fattori (difficoltà nella gestione della maternità, minore retribuzione, meno promozioni e opportunità).

E i Premi Nobel, da sempre considerati tra le più alte onorificenze, riflettono questa disparità? Anche in questo caso predominano scienziati, economisti, autori e personalità di sesso maschile. Dal 1901 al 2023 i Premi Nobel sono stati 621 volte a un migliaio di persone e organizzazioni (965 persone e 27 organizzazioni), ma il cosiddetto gentil sesso rappresenta solo una piccola percentuale di questi numeri, con sole 65 assegnazioni a 64 donne (Marie Curie, com’è ormai noto, ne ha vinti due). Fortunatamente, negli anni le cose sono cambiate: se tra il 1901 e il 2000 sono stati assegnati 30 premi alle donne, dall’inizio del nuovo millennio a oggi ne sono stati dati 35. Un netto aumento, che fa assolutamente piacere constatare, ma la strada da fare è ancora lunga, specialmente se si considerano solo i Nobel in ambito scientifico (fisica, chimica e fisiologia/medicina). In questo caso, infatti, sono solo 20 le donne ad aver ricevuto il premio, mentre gli uomini sono 587.

Stando ai dati di UNESCO, nel 2018 un ricercatore su tre era di sesso femminile: un 33% che renderebbe orgogliose le scienziate del passato, ma che oggi è ancora troppo poco. Se nelle scienze della vita hanno raggiunto – e a volte superato – in termini numerici i colleghi maschi, quando si parla di matematica, fisica, ingegneria e informatica le percentuali calano drasticamente. Questo si riflette sul mercato di lavoro, creando ulteriore disparità: ad esempio, solo il 22% dei professionisti impiegati nel mondo dell’intelligenza artificiale è di sesso femminile e, visto l’andamento del settore, potrebbe essere la base di nuove disuguaglianze sul lavoro.

ESEMPI DI IERI E DI OGGI…

Come ispirare le nuove generazioni a intraprendere questa strada, prima nella scelta in ambito formativo e poi in quello lavorativo? Il contesto in cui si cresce è ovviamente determinante: il supporto della famiglia, la consapevolezza delle proprie capacità e interessi, le opportunità disponibili, la libertà di scelta di intraprendere un percorso solo per citare alcuni fattori. Ma gli esempi a cui guardare sono altrettanto stimolanti. Se oggi è facile e veloce condividere le proprie esperienze col resto del mondo con un click, solo mezzo secolo fa era impensabile e spesso, superare ostacoli e limiti, sembrava impossibile. Per fortuna sono diverse le figure femminili che sono riuscite a trovare il modo di studiare, lavorare, fare quello che ai loro tempi non rientrava tra le cose fattibili, raggiungere grandi risultati e contribuire allo sviluppo scientifico, anche se magari sono passate in sordina e il loro talento è stato riscoperto solo anni dopo.

Non saremo ripetitivi: di Rosalind Franklin, di Jennifer Doudna e Emmanuelle Charpentier e di Katalin Karikò abbiamo parlato in più occasioni e sono - e saranno - dei pilastri delle terapie avanzate e delle RNA therapies. E, anche se è impossibile condensare in un solo articolo tutte le donne che hanno contribuito - più o meno direttamente - allo sviluppo delle terapie avanzate, qualche nome in più possiamo farlo.

Barbara McClintock (1902-1992) - La genetista americana ha ricevuto il Premio Nobel per la Medicina nel 1983 per il suo lavoro pionieristico nel campo della genetica, che ha visto il mais come protagonista. Infatti, ha scoperto i trasposoni, amichevolmente chiamati anche "geni saltellanti", che hanno rivoluzionato la comprensione della regolazione a livello genetico.

Rita Levi Montalcini (1909-2012) - Il Nobel più longevo, una laurea in medicina e una vita dedicata alla scienza. Il Premio le è stato conferito per la scoperta dei fattori di crescita, sostanze che permettono la crescita e la divisione cellulare. Questo ha permesso di comprendere meglio problemi medici come le deformità, la demenza senile, il ritardo nella guarigione delle ferite e le malattie tumorali.

Dorothy Hodgkin (1910-1994) - Se il diabete è stato descritto fin dall’antichità, i meccanismi alla base della malattia e una possibile terapia sono stati per molto tempo un miraggio per medici e ricercatori. Dorothy Mary Crowfoot Hodgkin, chimica inglese, fece avanzare il campo della cristallografia, grazie alla quale scoprì la struttura della vitamina B12 e della penicillina. Questo le valse il Premio Nobel per la chimica nel 1964, ma non è l’unico contributo che diede alla scienza. Un altro lavoro fondamentale riguarda proprio il diabete: 35 anni di studio portarono all’identificazione della struttura dell’insulina, che venne poi sintetizzata per l’utilizzo clinico grazie alla tecnica del DNA ricombinante.

Lydia Villa-Komaroff (1947 - ) - Restiamo sul tema dell’insulina: la ricerca della biologa molecolare Villa-Komaroff sul DNA ricombinante ha portato alla scoperta di come utilizzare i batteri per produrre insulina. Il suo lavoro è alla base dello sviluppo dell’industria biotecnologica.

Mary Logan Reddick (1914-1966) - Neuro-embriologa americana, grazie ai suoi studi sugli embrioni di pollo, ha permesso di comprendere lo sviluppo embrionale umano. In seguito, si dedicò anche allo studio del differenziamento cellulare.

Christiane Nüsslein-Volhard (1942 - ) - Premio Nobel per la Medicina nel 1995, il suo lavoro ha portato all’approfondimento del controllo delle fasi iniziali dello sviluppo embrionale. Gli studi, condotti sui moscerini della frutta, hanno permesso di identificare diversi geni coinvolti in questo processo e hanno posto le basi per la ricerca sugli embrioni.

Mary-Claire King (1946 - ) - Un’altra genetista americana che ha avuto un impatto significativo nella genetica medica grazie alla scoperta del gene BRCA1, associato al cancro al seno ereditario. La sua ricerca innovativa ha profonde implicazioni per la comprensione delle basi genetiche del cancro e ha aperto la strada a progressi nei test genetici e nella medicina personalizzata.

Françoise Barré-Sinoussi (1947 - ) - Il virus dell’immunodeficienza umana (HIV) è protagonista di molti studi che riguardano le terapie avanzate, come raccontato anche nel libro firmato da Alessandro Aiuti e Annamaria Zaccheddu (ne abbiamo scritto qui). La scoperta di questo retrovirus si deve anche a Barrè-Sinoussi, che lo identificò nelle ghiandole linfatiche ingrossate e che divise il Nobel per la Medicina nel 2008 con Luc Montagnier.

Flossie Wong-Stall (1947 - ) - Sempre parlando di virus dell’HIV, la virologa e biologa molecolare Wong-Stall fu la prima a clonare il virus e a creare una mappa dei suoi geni, scoperta che ha permesso di creare un test specifico per l’identificazione dell’HIV. Durante il periodo trascorso all'University of California San Diego, ha concentrato la sua ricerca sulla terapia genica e ha sviluppato un protocollo per reprimere l'HIV nelle cellule staminali.

Elizabeth Blackburn (1948 - ) - Biologa australiana-americana, ha apportato contributi sostanziali nel campo della biologia molecolare per aver scoperto la telomerasi, un enzima cruciale per mantenere l'integrità dei cromosomi. Questo contributo ha permesso di comprendere meglio i meccanismi dell'invecchiamento cellulare e ha aperto le porte a possibili interventi terapeutici nelle malattie legate all'età. 

Jemma Redmond (1978-2016) - Innovatrice e ingegnera biotecnologica, ha concentrato il suo lavoro sul processo di bioprinting. L'obiettivo principale della sua ricerca era quello di riuscire a stampare tessuti umani funzionali, organi e altri dispositivi che potessero essere utilizzati per scopi sanitari.

… PER UN DOMANI

Celebrare questa giornata non è solo un modo di onorare le donne del passato, ma anche di ispirare le nuove generazioni a perseguire i loro sogni scientifici. Iniziative come la Giornata Internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza svolgono un ruolo chiave nel sensibilizzare l'opinione pubblica e nel promuovere un cambiamento culturale che riconosca e valorizzi le competenze delle donne in ambito scientifico. Infatti, sebbene i settori della Scienza, della Tecnologia, dell’Ingegneria e della Matematica (le cosiddette discipline STEM) siano ampiamente considerati fondamentali per la crescita delle economie nazionali, finora la maggior parte dei Paesi, indipendentemente dal loro livello di sviluppo, non ha raggiunto la parità di genere in questo settore. Mentre celebriamo i successi di queste pioniere, è essenziale riconoscere la necessità ancora attuale di promuovere la diversità e l'uguaglianza di genere nelle scienze. Abbattendo le barriere e offrendo opportunità uguali, possiamo assicurarci che le future generazioni di donne continueranno a lasciare un'impronta indelebile nel mondo della scienza.

 

Altre fonti utilizzate:

The Untold History of Women in Science and Technology
UNESCO Science Report 2021
Pagina dedicate alla giornata sul sito delle Nazioni Unite
Sito del Premio Nobel
Per Flossie Wong-Staal, sito dell'UCLA Alumni
Sito dell’Association for Women in Science

Con il contributo incondizionato di

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