Una delle malattie neurodegenerative più diffuse al mondo, e attualmente senza opzioni terapeutiche curative, potrebbe trovare una risposta nelle terapie geniche e cellulari
Oltre 10 milioni di persone nel mondo convivono con il Parkinson (dati di Parkinson’s Foundation) e la disabilità e mortalità legate a questa malattia sono in rapido aumento, con un impatto significativo sulla vita quotidiana di pazienti e caregiver. È una patologia che colpisce il cervello e causa problemi legati a movimento, sonno, salute mentale, e non solo. Non esiste una cura e le terapie oggi disponibili possono solo rallentarne il decorso clinico. Proprio per queste ragioni la ricerca in questo ambito è molto attiva: la speranza di portare una soluzione terapeutica efficace ai pazienti ha condotto alle terapie avanzate e, più nello specifico, alle terapie geniche e cellulari. Le aziende AskBio e BlueRock Therapeutics, acquisite da Bayer, stanno portando avanti due promettenti studi clinici in entrambi gli ambiti. Osservatorio Terapie Avanzate illustra gli ultimi aggiornamenti.
Le terapie geniche e cellulari rappresentano una delle frontiere più promettenti della medicina moderna, offrendo nuove prospettive per il trattamento di malattie genetiche, oncologiche e degenerative. A differenza delle terapie tradizionali, che spesso si limitano a controllare i sintomi, queste tecnologie mirano a correggere direttamente le cause delle patologie. La terapia genica permette di modificare o sostituire geni difettosi, mentre la terapia cellulare utilizza cellule modificate per ripristinare le funzioni compromesse (sul tema del filone scientifico della terapia cellulare per il Parkinson, OTA ha pubblicato due recenti approfondimenti: qui e qui). Tra i protagonisti impegnati in prima linea nello sviluppo di terapie avanzate per il Parkinson - con l’intento di uscire dal ambito delle malattie rare, nicchia in cui queste innovative terapie sono nate e cresciute - spicca la nota multinazionale farmaceutica Bayer con le sue due società statunitensi BlueRock Therapeutics e AskBio. Queste stanno infatti portando avanti, rispettivamente, studi clinici con la terapia cellulare bemdaneprocel (BRT-DA01) e la terapia genica AB-1005 (AAV2-GDNF), di cui OTA aveva già parlato qui.
BEMDANEPROCEL ENTRA IN FASE III
La settimana scorsa BlueRock Therapeutics ha comunicato di aver iniziato la pianificazione della Fase III del trial clinico basato sulla terapia cellulare bemdaneprocel (BRT-DA01), che utilizza cellule staminali pluripotenti per ripristinare le funzioni dei neuroni dopaminergici danneggiati dalla malattia di Parkinson. Questa terapia ha mostrato risultati promettenti nello studio clinico di Fase I condotto su 12 partecipanti, che hanno evidenziato una buona tollerabilità, senza eventi avversi gravi legati al trattamento, e miglioramenti nelle capacità motorie fino a 24 mesi. Il successo della Fase I, che prosegue in uno studio clinico di valutazione (osservazionale senza somministrazione della terapia), ha portato alla progettazione della Fase III, denominata exPDite-2, che dovrebbe iniziare nella prima metà del 2025 e rappresenta il primo studio registrativo per una terapia a base di cellule staminali pluripotenti nel trattamento del Parkinson.
ExPDite-2 sarà uno studio randomizzato, in doppio cieco controllato con placebo, e prevede di arruolare circa 102 partecipanti con malattia di Parkinson moderata. L'obiettivo principale è misurare la variazione di tempo di attività senza discinesie, regolato su una giornata di 16 ore, fino alla settimana 78. Inoltre, verranno valutati endpoint secondari relativi a parametri di movimento, sicurezza, tollerabilità e qualità della vita. La terapia, qualora risultasse efficace, potrebbe rivoluzionare il trattamento del Parkinson, riducendo la necessità di farmaci sintomatici e migliorando significativamente la qualità della vita dei pazienti.
REGENERATE-PD: UNO STUDIO DI FASE II
Anche AskBio ha diffuso gli ultimi aggiornamenti riguardo lo sviluppo clinico della terapia genica AB-1005 che utilizza un vettore virale adeno-associato (AAV2) per trasferire il gene codificante il fattore neurotrofico derivato dalle cellule gliali (GDNF), una proteina con proprietà neuroprotettive e rigenerative. L’obiettivo di questa terapia è fornire un’espressione stabile e continua di GDNF direttamente nelle aree cerebrali colpite dal Parkinson, con lo scopo di rallentare la progressione della malattia e potenzialmente ripristinare la funzionalità neurale.
Lo scorso 14 gennaio, l’azienda statunitense ha annunciato di aver arruolato i primi pazienti per il trial clinico di Fase II, denominato REGENERATE-PD, che è stato avviato nel 2024 e prevede il coinvolgimento di 87 pazienti tra Stati Uniti, Germania, Polonia e Regno Unito. Si tratta di uno studio randomizzato, in doppio cieco e controllato con placebo, progettato per valutare l’efficacia e la sicurezza della somministrazione di AB-1005 in pazienti affetti da Parkinson di età compresa tra i 45 e 75 anni. La tecnica di somministrazione prevede un’iniezione diretta nel putamen, una regione cerebrale fondamentale per il controllo motorio.
I dati della Fase Ib (di cui avevamo scritto qui), con un follow-up di 36 mesi, hanno mostrato risultati incoraggianti: nessun evento avverso grave è stato attribuito alla terapia e sono state rilevate tendenze positive nella stabilizzazione o nel miglioramento delle funzioni motorie, misurate attraverso scale cliniche come il Movement Disorder Society-Unified Parkinson’s Disease Rating Scale e i diari motori dei pazienti. Inoltre, si è osservata una riduzione del fabbisogno di levodopa (precursore della dopamina, che sopperisce alla sua carenza e aiuta ad alleviare i sintomi), suggerendo un possibile effetto neuroprotettivo della terapia.
Il 2025 inizia quindi con buone notizie sul fronte dello sviluppo clinico di terapie cellulari e geniche per il Parkinson. Restano importanti sfide come la standardizzazione della produzione cellulare, la prevenzione di effetti collaterali a lungo termine, l’ottimizzazione del dosaggio, la verifica su una coorte più ampia di pazienti e l’accessibilità economica di queste terapie avanzate. Si spera che questo lungo cammino possa portare lontano e che possa aprire le porte anche a nuove opzioni terapeutiche anche per altre gravi patologie neurodegenerative.