Marika Pane (NeMO Pediatrico, Roma): “è un evento drammatico, ma è importante attendere tutte le valutazioni del caso, senza farsi trasportare unicamente dalla paura”
È della settimana scorsa la notizia del decesso di un piccolo paziente che stava partecipando al trial clinico di Fase II DAYLIGHT, una sperimentazione con la terapia genica fordadistrogen movaparvovec per la distrofia muscolare di Duchenne. Lo studio è condotto da Pfizer ed è in corso negli Stati Uniti e in Australia. L’azienda - che ha comunicato il tragico evento tramite una lettera alla comunità - ha sospeso temporaneamente le somministrazioni della terapia nei pazienti, inclusi quelli coinvolti nello studio CIFFREO che riguarda bambini più grandi e attivo anche in Italia. Il paziente, che aveva un’età tra i 2 e i 3 anni circa e la cui identità non è stata resa nota, aveva ricevuto la terapia genica sperimentale all’inizio del 2023 e attualmente non ci sono conferme sulle cause della morte, l’ipotesi più probabile è quella di un problema cardiaco.
“Non abbiamo molte informazioni: la notizia che abbiamo è quella del decesso di un bambino nel trial clinico DAYLIGHT, probabilmente a causa di un arresto cardiaco”, commenta la prof.ssa Marika Pane, Direttore Clinico dell’U.O.C. NeMO Pediatrico - Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma. “Ora bisognerà aspettare maggiori dati e informazioni, che arriveranno in seguito all’autopsia”.
Pfizer ha deciso di sospendere tutte le somministrazioni di fordadistrogen movaparvovec, decisione che riguarda due studi clinici: DAYLIGHT, che coinvolge 10 bambini tra i 2 e i 4 anni non compiuti (trial in cui era incluso il paziente deceduto), e CIFFREO, che invece riguarda 99 bambini dai 4 agli 8 anni non compiuti e che si svolge in diversi Paesi del mondo. Fordadistrogene movaparvovec è una terapia genica sperimentale basata su vettori virali adeno-associati (AAV9) che ha l’obiettivo di trasportare una forma ridotta della distrofina, chiamata mini-distrofina, nelle cellule muscolari dei pazienti. Gli studi clinici portati avanti da Pfizer con questa strategia sono quattro e vanno dalla Fase I a uno studio di follow-up (ne avevamo parlato qui). La sospensione non riguarda lo studio a lungo termine né quello osservazionale, proprio perché non prevedono somministrazioni.
“L’azienda ha giustamente sospeso subito le somministrazioni, perché il primo pensiero è quello di mettere in sicurezza i pazienti. Sulla base delle informazioni in merito al decesso, quando saranno disponibili, si valuterà come procedere”, continua Pane. “Al centro NeMO di Roma abbiamo già finito le infusioni previste nel disegno del trial clinico CIFFREO, anche quelle del secondo anno, cioè quelle ai pazienti che inizialmente avevano ricevuto il placebo e a cui poi è stata data la terapia. I pazienti reclutati, una decina, sono stati quindi tutti trattati - e credo che questo valga anche per gli altri centri italiani coinvolti nello studio - per cui ora restiamo in attesa di altre informazioni. Nel frattempo continueremo le nostre valutazioni e i follow-up dei bambini, come previsto fin dall’inizio. Alcuni eventi avversi li abbiamo visti anche noi (come già descritto qui) e sappiamo essere legati a delle specifiche mutazioni, che sono in seguito state escluse dalla sperimentazione. Una informazione che abbiamo già è che la mutazione del bambino deceduto non era classificata come problematica”.
Quando ci si trova di fronte a notizie di questo tipo è inevitabile che colpiscano emotivamente, ma è fondamentale dare il giusto peso a ciò che si legge. È infatti essenziale sottolineare che, attualmente, non sono confermate le cause del decesso e, finché informazioni certe non saranno disponibili, l’unica cosa da fare è rispettare il lutto della famiglia in un momento così tragico, senza alimentare ulteriormente il caos mediatico che si è creato attorno a questa notizia.
“La paura è comprensibile, così come l’ansia, la delusione e l’enorme dispiacere per il bambino. Bisogna però cercare di bilanciare i vari elementi, perché l’infelice evento e la ricerca scientifica sono su due piani diversi”, conclude la professoressa. “Ora restiamo, come tutta la comunità Duchenne, in attesa delle valutazioni sulle cause della scomparsa del bambino. Una volta ottenute le informazioni capiremo meglio come muoverci e come saranno gestiti i trial clinici nel prossimo futuro”.
Quello della terapia genica è un lungo viaggio (come raccontato nella puntata dedicata del podcast di Osservatorio Terapie Avanzate “Reshape - Un viaggio nella medicina del futuro”): ormai da più di 50 anni la ricerca avanza, affrontando sfide grazie alla speranza di portare ai pazienti un’opzione terapeutica in grado di riscrivere il loro futuro. Sebbene i risultati positivi siano in molti casi arrivati, questo non è il primo tragico evento che viene affrontato, comprenderne le cause sarà fondamentale per arrivare un domani a una soluzione terapeutica efficace.