La sostenibilità della ricerca farmaceutica è un argomento più che mai attuale, ma quanto costa davvero scoprire una terapia? Lo racconta Nicole Ticchi, autrice di “Salute a tutti i costi”
“Consapevolezza”: potrebbe essere questa una delle parole chiave – ovviamente dopo le più prevedibili “sostenibilità” e “salute” – utili a descrivere “Salute a tutti i costi”, saggio scientifico scritto da Nicole Ticchi, comunicatrice della scienza con una formazione in chimica farmaceutica. Il concetto alla base del lavoro è che non si può più parlare di salute senza tenere in considerazione l’impatto che ha su ambiente, economia e società. Quotidianamente, infatti, ciascuno di noi deve fare delle scelte che influiscono sulla salute propria e altrui e, per farle, è anche necessario essere consapevoli di come funziona la ricerca e quello che le gira attorno. Il libro, pubblicato a luglio 2022 da Codice Edizioni, fornisce al lettore un quadro della situazione: un racconto in prima persona, ricco di dati e curiosità, che esplora a 360 gradi il tema della sostenibilità della ricerca farmaceutica.
Partendo dal primo dei tre pilastri della sostenibilità, si può affermare che quella economica è la più facile da percepire per la gente comune, anche se non è così scontata da comprendere in toto. Gli investimenti per lo sviluppo di un farmaco arrivano a cifre da capogiro e, quando si parla di soldi, le disuguaglianze sociali sono sempre dietro l’angolo e le loro conseguenze riguardano la salute di molti in tutto il mondo. La ricerca ha poi un notevole impatto ambientale, in primis per il consumo di materie prime e di produzione di scarti. Basti pensare che il solo ingerire medicinali produce rifiuti che impattano a livello ecologico, dato che una buona percentuale – variabile tra il 30% e il 90%, come riportato nel libro – raggiunge l’ambiente. Questo è normale per il nostro organismo, che scarta quello che non serve, ma i metaboliti dei farmaci ad alte concentrazioni possono essere un grosso problema a livello ambientale. Non vanno però dimenticate società ed etica che includono ad esempio i diritti dei lavoratori, ma anche tematiche più complesse come l’accessibilità ai farmaci e il diritto alla cura. “Ho deciso di scrivere questo libro – racconta Nicole Ticchi - perché ero molto incuriosita dalla rilevanza delle domande di ricerca e dal fatto che esplorarle genera ulteriore conoscenza, ma allo stesso tempo ha un impatto sia sul lato economico che ambientale: risorse, materie prime, rifiuti e inquinamento sono una conseguenza diretta e vanno conteggiati quando si fa un bilancio del processo e della sua utilità”.
Attualmente il tema della sostenibilità è molto presente nella nostra quotidianità ed è discusso a tutti i livelli della società – dalla scuola alle piccole e grandi aziende, dalla gestione locale ai tavoli delle conferenze internazionali. Se ne parla molto e in riferimento a diversi ambiti, tra cui ad esempio l’alimentazione e la mobilità, ma nel caso di farmaci e ricerca il dibattito non è così diffuso. “Avevo notato che ci preoccupiamo della sostenibilità di molte delle azioni che compiamo e di molte tipologie di prodotti che consumiamo quotidianamente, ma su tutto ciò che riguarda la salute e i farmaci questo tipo di discussione non è ancora così diffuso”, commenta l’autrice. “Non dedicare abbastanza attenzione a questi aspetti comporta una minore conoscenza del problema e, di conseguenza, una impossibilità di trovare le aree critiche e le strategie di miglioramento, sia nel comparto più tecnico che nella quotidianità di noi cittadini: dallo smaltimento dei rifiuti di laboratorio alla gestione dei farmaci nei cassetti delle nostre case. Ho voluto quindi sollevare alcuni interrogativi, che sono serviti a me per prima per tracciare delle linee di interesse e far sì che da queste domande nascessero riflessioni più strutturate nei lettori, soprattutto tra chi ha il potere di cambiare le cose, come ricercatori, decisori politici e imprenditori, per fare qualche esempio.”
È un discorso complesso che tocca moltissimi ambiti diversi e questioni più o meno spinose, Ticchi è però riuscita a fornire al lettore un quadro completo – e fruibile anche dal pubblico non specialistico – grazie a nozioni, dati e riferimenti bibliografici, arricchiti di curiosità e riferimenti alla cultura popolare. Resta un argomento di cui si parla ancora poco, anche nei contesti più specialistici: infatti, uno degli ostacoli che ha trovato nella stesura del saggio riguarda la disponibilità di dati, soprattutto nel contesto italiano. “Gli studi e i report che contengono dati in quantità soddisfacente sugli aspetti della sostenibilità, soprattutto ambientale, si contano ancora sulle dita di una mano. Il comparto salute, forse per un tabù culturale, è fra gli ultimi che sono stati messi sotto la lente di ingrandimento ed esaminati a dovere. Sulla ricerca, in particolare, il fattore economico è sempre stato considerato più importante, soprattutto in quei contesti - come l’Italia - dove i fondi non abbondano. Anche nel settore della produzione la situazione è ancora nebulosa e i dati a livello globale sul comparto farmaceutico, per esempio in termini di emissioni, non sono ancora disponibili appieno. Con queste premesse, è probabile che un laboratorio metta in atto strategie di austerità più per risparmiare denaro che per impattare meno sull’ambiente”, spiega l’autrice.
Ma ci sono anche esempi positivi: il Regno Unito, più sensibile su questo fronte, ha iniziato a fare i conti sui rifiuti prodotti e sui consumi energetici, ed è stato poi possibile prendere le misure per cambiare le cose. Per quanto riguarda gli aspetti di sostenibilità sociale, la situazione è ancora più intricata: “per definire quali impatti ha la ricerca sulla società, quando i concetti di salute e malattia variano a seconda del contesto geografico e culturale, ci si trova a dover soppesare le informazioni senza un riferimento univoco. E qui si capisce molto bene l’importanza di integrare le conoscenze sociologiche e antropologiche con le scienze cosiddette dure per capire come individuare cure e assistenza davvero efficaci per le singole popolazioni”, prosegue Ticchi.
Nel libro vengono citate anche le terapie avanzate: il tema della sostenibilità (di cui abbiamo già parlato qui e qui), specialmente dal punto di vista economico, è motivo di grandi dibattiti. Infatti, come è scritto nel testo: Quello che accade con alcune terapie tradizionali, ovvero che i costi di ricerca e sviluppo sono di norma compensati attraverso le vendite ripetute ai pazienti, non è altrettanto valido per le terapie avanzate: una terapia genica, cellulare o tissutale può essere infatti specifica per un gruppo ristretto di pazienti o, a volte, solo per una persona. […] il bilancio tra costi e benefici, intesi non solo per il paziente, potremo farlo fra qualche tempo con maggiori dati alla mano.
“Credo che il settore delle terapie avanzate, soprattutto se parliamo di malattie rare, sia l’esempio più esplicativo del concetto di compromesso tra i tre pilastri della sostenibilità. Rappresenta un’opportunità di cambiamento molto importante nell’approccio alla patologia e alla sua cura, che oggi deve sicuramente svincolarsi dal concetto classico di profitto e poggiare su presupposti più elaborati e peculiari. Chiaramente non possiamo ragionare con le stesse logiche che si usano per farmaci da banco o di largo consumo, perché il mercato è in alcuni casi molto più ristretto, ma se l’intenzione è di assicurare il massimo livello di salute a tutti, come lo stesso atto di costituzione dell’Organizzazione Mondiale della Sanità recita, sarà necessario considerare che il peso dei benefici rappresenta un elemento troppo importante per essere messo in secondo piano”, conclude l’autrice. “Perseguire uno sviluppo più sostenibile, come l’intera agenda 2030 insegna, vuol dire rivedere i modelli di produzione, commercializzazione e consumo - che nel caso di alcune terapie sono particolarmente complessi e richiedono investimenti ingenti a fronte di risultati visibili tra diversi anni - ma anche fare i conti con le ricadute sociali ed economiche positive che queste terapie possono avere.