Dietro la sigla “HeLa”, nota perlopiù a chi manipola cellule in laboratorio, si nasconde una storia umana particolare che si intreccia con importanti temi della ricerca biomedica
“Poco dopo la morte di Henrietta si iniziò a pensare alla produzione in serie di HeLa. Ne nacque una vera e propria industria, che arrivò a sfornare migliaia di miliardi di cellule alla settimana. Il tutto con un unico obiettivo: combattere la poliomielite.” Era il 1951 e la polio era al massimo della sua espressione. Ricercatori e medici di tutto il mondo stavano cercando una soluzione per questa malattia terribile e le cellule HeLa sembravano ottime per testare come le cellule rispondevano al virus, data la loro capacità di riprodursi molto più velocemente e con meno limiti rispetto alle cellule normali. Di queste cellule e della loro storia ha scritto Rebecca Skloot nel libro “La vita immortale di Henrietta Lacks”.
HeLa: questa sigla è conosciuta da chiunque abbia messo piede in un laboratorio perché sono le cellule più studiate e utilizzate al mondo. “(…) cellule speciali, tanto resistenti da essere praticamente immortali, vendute e comprate da decenni nei laboratori di tutto il mondo. Ma quelle quattro lettere racchiudono una storia perturbante…” Ma non tutti sanno che HeLa è la sigla di un nome: Henrietta Lacks, giovane donna afroamericana della Virginia che nel 1951 si rivolse al John Hopkins di Baltimora per curare un “nodo nella pancia”. Da quel nodo, che in realtà si scopre essere un tumore alla cervice uterina, furono prelevate delle cellule con caratteristiche particolari, che il dottor Gey stabilizzò in coltura, comprendendone fin da subito il potenziale. Da oltre 30 anni infatti, il dottore stava cercando di far crescere in laboratorio dei campioni di cellule, senza riuscirci. Ma le HeLa cambiarono la sua storia e anche la nostra. Il vaccino contro la poliomielite, test di vario tipo e viaggi nello spazio, sono solo alcune delle cose delle quali le cellule di Henrietta sono state protagoniste negli anni successivi alla sua morte. A distanza di anni sono ancora pimpanti e attive, pronte a contaminare qualsiasi altra coltura a causa della loro elevatissima capacità riproduttiva e di invasione. Se oggi decidessimo di eliminare le HeLa dai laboratori di tutto il mondo, la ricerca scientifica subirebbe un danno notevole.
Rebecca Skloot, giornalista e autrice del libro “La vita immortale di Henrietta Lacks”, descrive in dettaglio la vita di Henrietta, intrecciandola ai problemi e alla regolamentazione della ricerca biomedica e alle questioni legate alla bioetica. Questo perché le HeLa sono la rappresentazione concreta della violazione dei diritti di consenso informato. Nessuno, a quel tempo, si è dato la pena di informare la donna del prelievo e successivo utilizzo delle sue cellule. Sono temi delicati e fondamentali, quelli che accompagnano il lettore nel viaggio attraverso la vita della famiglia Lacks. Segregazione razziale, “biodiritto” (le nostre cellule ci appartengono?) e radicata ingiustizia sociale nei confronti della popolazione afroamericana emergono con forza dal racconto di vita reale intessuto con cura e precisione sulla base delle cartelle cliniche di Henrietta e sui racconti dei suoi familiari.
Giovane donna, sposa e madre, Henrietta viene trasformata da essere umano a materiale biologico a servizio dei laboratori di tutto il mondo, senza alcun riconoscimento né per sé né per i suoi discendenti. Essi hanno sempre vissuto senza agi e affrontato infinite difficoltà, venendo a conoscenza del contributo dato alla scienza da questa donna straordinaria solamente molti anni dopo. Ma questa umanizzazione della scienza – la scienza raccontata attraverso le vicende personali di una famiglia – evidenzia l‘assoluta necessità di maggior chiarezza e informazione sul diritto al consenso informato, tematica più che mai attuale ai giorni nostri. Henrietta ha rivoluzionato la storia della ricerca biomedica e non l’ha mai saputo. E il minimo che possiamo fare è di onorare il suo dono inconsapevole e di far tesoro della sua storia e di ciò che ci può e ci deve insegnare.
Il libro “La vita immortale di Henrietta Lacks” di Rebecca Skloot è stato pubblicato da Adelphi nel 2011 (400 pagine circa) e ha vinto diversi premi negli Stati Uniti.