porpora trombotica trombocitopenica congenita

Il progetto della dott.ssa Elena Romano dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di Milano è tra i vincitori del Bando Roche per la ricerca indipendente 2021 

Fu descritta per la prima volta nel 1924 da Eli Moschcowitz, un medico di origini austro-ungariche che presentò il caso di una giovane di 16 anni colpita da febbre improvvisa, anemia e porpora sulla cute e sulle mucose. L’analisi autoptica mise in rilevo la presenza di coaguli piastrinici e si giunse così a parlare di porpora trombotica trombocitopenica congenita o malattia di Moschcowitz. Quel che il noto patologo non poteva sapere era che la malattia aveva un’origine genetica dovuta a mutazioni nel gene che codifica per la proteina ADAMTS13, prodotta dalle cellule del fegato. Ad oggi, non esistono trattamenti risolutivi, i pazienti colpiti da questa rara malattia devono effettuare continue trasfusioni di plasma, ma la ricerca nel campo della terapia cellulare sta sfornando interessanti ipotesi terapeutiche.

Come quella del progetto “Cell-based system as a new therapeutic approach for Congenital Thrombotic Thrombocytopenic Purpura” vincitore nell’area Malattie Ereditarie della Coagulazione del Bando Roche per la ricerca indipendente 2021. Giunto alla sua quinta edizione il Bando Roche è un’occasione per celebrare il valore della ricerca e incentivare il lavoro dei giovani ricercatori - gli otto vincitori hanno un’età inferiore a 40 anni - conferendo un finanziamento ai progetti più meritevoli, candidati dai più eminenti istituti di ricerca italiani, a cominciare dalla Fondazione Istituto Italiano di Tecnologia per proseguire con la Fondazione Italiana Linfomi Onlus, l’Università del Piemonte Orientale, l’IRCCS Fondazione Mondino, l’Università degli Studi di Firenze, l’Università degli Studi di Milano, per finire con l’IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri di cui fa parte la dott.ssa Elisa Romano, coordinatrice di un affascinante progetto rivolto alla ricerca di una cura per la porpora trombotica trombocitopenica congenita.

Infatti, fino a qualche anno prima della scoperta delle mutazioni a danno di ADAMTS13, non era chiaro da cosa fosse innescata questa piastrinopatia ereditaria le cui complicazioni possono estendersi all’insufficienza renale - non è insolito il riscontro di proteinuria ed elevati livelli di creatinina - e, nei casi più gravi, allo scompenso cardiaco, alla congestione polmonare e alle alterazioni del metabolismo cerebrale. Attualmente, oltre alle trasfusioni di sangue e alla splenectomia (asportazione della milza), il trattamento prevede la somministrazione di farmaci anti-infiammatori o immunosoppressori. Purtroppo, nessuna di queste soluzioni è davvero in grado di incidere sulle cause della patologia, ma la strategia pensata dalla dott.ssa Romano consiste nell’uso delle cellule staminali pluripotenti indotte (iPSC) da differenziare nei diversi tipi cellulari che compongono il fegato.

Infatti, l’orologio biologico di queste speciali cellule, ottenute da cellule adulte di pazienti sani, può essere invertito per riportarle a uno stadio staminale, indifferenziato. Da qui esse possono essere spinte a differenziarsi in altri tipi di cellule che possono essere “coltivate” e usate per dare vita a mini-organi da trapiantare nei malati, fornendo loro la proteina mancante. Questi mini-fegati composti da cellule iPSC hanno un ridotto livello di immunogenicità, pertanto il sistema immunitario non li riconosce come estranei e non avvia una reazione di rigetto da organo, lasciandoli agire da centrale di produzione della proteina ADAMTS13 necessaria per i processi coagulativi.

Si tratta di un approccio altamente innovativo ed estremamente personalizzato che diversi laboratori di ricerca in tutto il modo stanno studiando e cercando di applicare a varie patologie genetiche. Approccio che potrebbe cambiare in maniera radicale la vita dei pazienti colpiti da porpora trombotica trombocitopenica congenita che oggi sono costretti a continui cicli di trasfusioni di plasma, con un notevole impatto sulla qualità della loro vita. L’obiettivo finale del progetto è ottenere una forma di trattamento valida per tutti i pazienti, da rendere disponibile a chi ne abbia più necessità. Se si considera che cento anni fa la malattia non aveva ancora fatto la sua comparsa sui libri di medicina si può davvero sperare che presto possa essere aggiunto il capitolo di una possibile terapia.

Con il contributo incondizionato di

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