CAR-T, prezzo, abbassare i costi

La terapia prodotta da una biotech indiana ha un costo nettamente inferiore rispetto alle “cugine” occidentali e un accordo tra una fondazione brasiliana e una no-profit potrebbe limitare la spesa

NexCAR19 - di cui abbiamo parlato di recente qui - è la terapia a base di cellule CAR-T prodotta dalla biotech ImmunoACT di Mumbai e ha un costo che si aggira tra i 30 e i 40mila dollari. La versione indiana delle CAR-T fa sperare che questi trattamenti diventino più facilmente accessibili, specialmente nei Paesi a medio e basso reddito che difficilmente possono permettersi di spendere centinaia di migliaia di dollari a paziente. Negli Stati Uniti e in Europa le CAR-T che hanno ricevuto l’autorizzazione alla commercializzazione costano circa 300-500mila dollari ciascuna, senza contare le spese ospedaliere e i farmaci per gestire gli eventuali effetti collaterali. La terapia indiana è prodotta a un decimo di quello cifra, come descritto in un recente articolo pubblicato su NatureAnche il Brasile sta lavorando a un piano per portare le terapie a base di cellule CAR-T ai suoi pazienti a costi ridotti.

La prima terapia CAR-T - che ricordiamo essere farmaci classificati come terapia genica - è stata approvata negli Stati Uniti nel 2017 e in Europa nel 2018 e, negli ultimi anni, il settore è stato protagonista di una notevole crescita. Nel Vecchio Continente sono sei le CAR-T ad oggi Autorizzate per l’Immissione in Commercio (di cui 5 anche in Italia), con diverse indicazioni di utilizzo. Sebbene quelle introdotte nella pratica clinica siano destinate esclusivamente al trattamento di alcuni tumori del sangue, i possibili target terapeutici si stanno ampliando e gli studi clinici mirano ormai anche ad alcuni tumori solidi e alle malattie autoimmuni

Un settore in piena espansione che sta portando grandi risultati, e che sicuramente ne porterà tanti altri anche in futuro, ma che si scontra da anni con un problema: quasi tutte le terapie avanzate hanno un prezzo elevato per i sistemi sanitari. E se è vero che sul lungo termine risultano vantaggiose, facendo risparmiare molti soldi spesi in ricoveri ospedalieri e terapie di supporto ad esempio, l’investimento resta notevole e i modelli sanitari non sono ancora pronti a questa rivoluzione. Infatti, ora sono costretti ad adeguarsi velocemente all’ingresso di queste terapie nella pratica clinica. Nel caso di un sistema sanitario pubblico come quello italiano vanno valutate le reali possibilità che il SSN possa farsi carico di questa spesa per tutti i pazienti che potranno beneficiarne; nel caso di un sistema sanitario privato, entrano in gioco i risparmi del singolo - con tutti i limiti del caso – e le assicurazioni sanitarie, che stanno valutando come gestire questa rivoluzione terapeutica. Tutto questo si amplifica quando si parla di Paesi a basso reddito, i cui pazienti non possono permettersi queste spese. A maggior ragione se si tratta di un Paese con un elevato tasso di pazienti oncologici, che si spera quindi possano beneficiare delle CAR-T, come nel caso dell’India. Trovare il modo di risparmiare si tradurrebbe in un maggior numero di vite salvate.

Ed è in questo contesto che nasce NexCAR19, approvata dall’autorità indiana di regolamentazione dei farmaci a ottobre 2023 per il trattamento di tumori a cellule B. Come scritto nell’articolo, a dicembre ImmunoACT ha iniziato a somministrare la terapia a pazienti paganti e ora sta trattando circa due dozzine di persone al mese negli ospedali di tutto il Paese. L’obiettivo è quello di aprire la strada per rendere più disponibili le terapie avanzate nei Paesi a basso e medio reddito, grazie alla proprietà intellettuale della produzione della terapia. NexCAR19 è simile alle sue “cugine” occidentali, ma ha anche delle particolarità. Anche questa terapia è progettata per colpire il CD19, un marcatore noto per essere presente nei tumori a cellule B. Nelle terapie occidentali, il frammento di anticorpo utilizzato per la produzione di CAR proviene dai topi, il che ne limita la durata perché viene riconosciuto e distrutto dal sistema immunitario. La biotech indiana aggiunge all’anticorpo delle proteine umane, così da schermare il riconoscimento. Gli studi di laboratorio hanno dimostrato che il CAR "umanizzato" ha un'attività antitumorale paragonabile a quella di un anticorpo derivato dal topo e induce la produzione di livelli inferiori di proteine chiamate citochine, riducendo il rischio di sindrome da rilascio di citochine. I primi studi clinici su NexCAR19 in adulti affetti da diverse forme di linfoma e leucemia hanno dimostrato una buona efficacia, anche se va sottolineato il numero ridotto di partecipanti nello studio clinico. Solo due dei partecipanti hanno sperimentato forme più gravi di sindrome da rilascio di citochine e nessuno ha manifestato neurotossicità, un altro effetto collaterale comune delle terapie CAR-T. Il profilo di sicurezza risulta anche migliore di quello di alcuni trattamenti approvati negli Stati Uniti e in Europa.

Sebbene il prezzo del trattamento sia ancora elevato per molti pazienti indiani, il costo di NexCAR19 offre la speranza che la terapia CAR-T possa essere resa più economica in altri Paesi e contesti. Per ridurre i costi, il team ha sviluppato, testato e prodotto il farmaco interamente in India, dove la manodopera è più economica rispetto ai Paesi ad alto reddito (ne avevamo parlato qui). Gli obiettivi della biotech sono quelli di esportare la terapia economica dove serve, abbassare ulteriormente i costi e sviluppare nuovi prodotti. Ma, non essendo l’unica azienda che si occupa di questo, dovrà affrontare la concorrenza e solo il tempo ci dirà cosa accadrà al mercato di queste terapie.

Facendo un salto dall’altra parte del mondo, il governo brasiliano intende verificare se è possibile ridurre drasticamente i costi delle CAR-T, che in America del Nord si aggirano tra i 375 e 450mila dollari. La Fundação Oswaldo Cruz (Fiocruz), una fondazione del Ministero della Salute del governo, ha firmato un accordo di 3 anni con un'organizzazione no-profit statunitense chiamata Caring Cross, dedicata ad accelerare lo sviluppo di farmaci avanzati e a consentire l'accesso a cure mediche avanzate per tutti i pazienti. In base all'accordo, Caring Cross fornirà attrezzature, materiali e competenze per sviluppare trattamenti CAR-T a un decimo del costo attuale e terapie a base di cellule staminali per l'oncologia, le malattie infettive e le malattie genetiche. L'accordo fa parte di un nuovo movimento volto a produrre CAR-T a basso costo direttamente negli ospedali o in altri centri di cura, invece che in fabbriche centralizzate di proprietà delle aziende farmaceutiche. Caring Cross allestirà unità di produzione in più siti e aiuterà Fiocruz - che ha già prodotto i vaccini Covid per gran parte del Brasile - a produrre CAR-T. Se il progetto funzionerà, potrebbe costituire un modello per rendere disponibili queste terapie in tutta l'America Latina – e, esportando l’idea, anche in gran parte del mondo - a costi inferiori rispetti a quelli dei Paesi Occidentali.

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