anemia falciforme

Sulla base dei risultati di due studi clinici di Fase III, l’Agenzia Europea per i Medicinali ha accolto la domanda di autorizzazione all’immissione in commercio per exa-cel

Si fa più vicino il momento in cui il primo trattamento basato su tecniche di editing del genoma potrebbe varcare le soglie del mercato farmaceutico: si tratta di exagamglogene autotemcel (exa-cel), sviluppato da Vertex Therapeutics e CRISPR Therapeutics (l’azienda fondata dal Premio Nobel Emmanuelle Charpentier). Con un comunicato stampa congiunto, le due aziende hanno annunciato che l’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) ha accolto la domanda di Autorizzazione all’Immissione in Commercio (AIC) per questa innovativa terapia basata sul sistema Crispr-Cas9 e destinata al trattamento dei pazienti affetti da anemia falciforme o da beta-talassemia dipendente dalle trasfusioni (transfusion-dependent beta thalassemia, TDT).

L’avventurosa storia di exa-cel è stata riassunta in un recente articolo di Anna Meldolesi nel quale è descritto il ruolo di Emmanuelle Charpentier - che, insieme a Jennifer Doudna, ha ricevuto il Premio Nobel per la Chimica proprio per la scoperta di CRISPR – in questo percorso che va dal laboratorio all’applicazione clinica. Charpentier ha talmente creduto nell’innovazione a cui ha legato il suo nome, e per cui sarà ricordata nei libri di biologia, da pensare alla fondazione di una start-up (CRISPR Therapeutics) che potesse tradurre quella tecnologia in una terapia per i pazienti. Sono stati necessari anni di sacrifici e di corposi investimenti per giungere alla notizia di qualche giorno fa, che può essere considerato un primo significativo passo per l’immissione in commercio. Un percorso che passa anche dalla storia di Victoria Gray (raccontata nel podcast “Reshape – Un viaggio nella medicina del futuro”), la prima paziente a ricevere la terapia nel contesto di uno studio clinico.

La collaborazione della start-up con Vertex Therapeutics ha permesso di realizzare i trial clinici necessari a produrre i dati raccolti nei dossier presentati all’EMA: infatti, la domanda sottoposta all’ente regolatorio è supportata dai risultati di due studi globali di Fase III strutturati per valutare exa-cel come terapia somministrata una sola volta in un’unica dose in persone affette da anemia falciforme o da beta-talassemia dipendente dalle trasfusioni. Precedentemente nota come CTX001, exagamglogene autotemcel è una terapia genica sperimentale autologa, ex vivo, basata sull’utilizzo di Crispr-Cas9, la celeberrima tecnica di modifica del DNA scoperta da Doudna e Charpentier. Nello specifico, il correttore del genoma permette di modificare le cellule staminali ematopoietiche del paziente stesso, in maniera tale da produrre livelli elevati di emoglobina fetale (HbF) nei globuli rossi. Questa forma di emoglobina è in grado di trasportare l’ossigeno e di rimpiazzare così la forma adulta di emoglobina di cui i pazienti affetti da TDT o anemia falciforme sono privi. L'aumento di HbF sostenuto da exa-cel ha il potenziale per ridurre la necessità di trasfusioni per i pazienti con talassemia e diminuire le crisi dolorose e debilitanti in quelli con anemia falciforme. I primi risultati degli studi clinici CLIMB-111 e CLIMB-121 erano stati di grande incoraggiamento e allo scorso Congresso dell’European Hematology Association di Vienna si sono confermati, irrobustendo le prospettive sul farmaco.

Il livello della sfida è molto alto perché le talassemie sono le malattie monogeniche più frequenti della specie umana e, pur essendo un gruppo molto eterogeneo, rappresentano da sempre un modello di studio dell’espressione molecolare in relazione alla variabilità del fenotipo. Tutto ciò, come ben spiega Meldolesi nel suo articolo per Osservatorio Terapie Avanzate, contribuisce a farne un campo di ricerca ad elevata competizione. “La decisione di EMA segna un traguardo importante che corona i nostri sforzi per rendere disponibile una nuova terapia una tantum per tutti coloro che convivono con queste patologie”, afferma Nia Tatsis, Executive Vice President, Chief Regulatory and Quality Officer di Vertex. “Siamo pronti a collaborare con EMA alla presentazione della domanda, la prima relativa a una terapia basata sulla tecnica Crispr-Cas9 per una malattia genetica”.

L’entusiasmo per quello che si può definire il “decollo” non deve però far pensare di essere già arrivati: da questo momento scatta il conto alla rovescia dei 210 giorni della procedura centralizzata necessaria per arrivare al parere del Comitato per i Medicinali ad Uso Umano (Committee for Medicinal Products for Human Use, CHMP). Successivamente toccherà alla Commissione Europea esprimersi. Il momento dell’ ”atterraggio” sul mercato non è dunque così vicino e, inoltre, il nuovo trattamento di CRISPR Therapeutics e Vertex dovrà far in modo di riuscire a rimanere sul mercato, uno dei temi che nell’ultimo anno sta preoccupando esperti nel campo delle terapie avanzate, enti regolatori e pazienti. Certo è che dopo il ritiro, di poco più di un anno fa, dal mercato europeo della terapia genica per la beta-talassemia (betibeglogene autotemcel, beti-cel), gli occhi sono tutti puntati su questa nuova opzione terapeutica.

Exa-cel ha ottenuto la designazione di Farmaco Orfano dalla Commissione Europea (CE) e di Medicinale Prioritario (Priority Medicines designation, PRIME) dall’EMA. Inoltre, Vertex ha presentato la domanda di licenza biologica (BLA) alla Food and Drug Administration statunitense prevedendo di finalizzare la richiesta entro la fine del primo trimestre del 2023.

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