CAR-CIK, Fondazione Tettamanti, leucemia

Alla Fondazione Tettamanti sono state prodotte le CAR-CIK dal sangue del cordone ombelicale. Un risultato che apre nuove scenari di trattamento per forme di leucemia resistenti alle terapie 

Il taglio del cordone ombelicale è una procedura che sancisce il distacco del bambino dalla madre e l’inizio della sua vita autonoma: il cordone e la placenta vengono eliminati, ma sono tessuti estremamente preziosi perché rappresentano una sorgente di cellule staminali emopoietiche che potrebbero essere utilizzate per lo sviluppo di trattamenti contro il cancro. Lo testimonia il lavoro dei ricercatori della Fondazione Tettamanti presso l’IRCCS San Gerardo dei Tintori di Monza, i quali sono riusciti ad ottenere dal sangue del cordone ombelicale le cellule necessarie a realizzare le CAR-CIK, una classe di linfociti T ingegnerizzati in maniera da aggredire alcuni tumori ematici resistenti alle terapie, fra cui la leucemia linfoblastica acuta.

A spiegare ai lettori di Osservatorio Terapie Avanzate cosa siano e come agiscano le CAR-CIK era stato, alcuni anni fa, il professor Andrea Biondi, Ordinario di Pediatria all’Università degli Studi di Milano-Bicocca e membro del Comitato Scientifico di OTA - da poco andato in pensione dopo un’intera carriera trascorsa alla guida della Clinica Pediatrica. Si tratta di linfociti T che, attraverso l’aggiunta di fattori di espansione specifici, vengono indotti a crescere di numero e proliferare, riuscendo in ultima analisi a mettere sotto attacco le cellule tumorali. Al di là del processo di produzione, tra gli elementi che differenziano le CAR-CIK dalle CAR-T c’è il materiale di partenza: le CAR-CIK sono allogeniche e ottenute dal sangue fresco, ciò ha indotto i ricercatori lombardi ad andarle a cercare proprio nel materiale solitamente eliminato alla nascita, cioè il cordone ombelicale da cui era già noto si potessero ricavare un numero consistente di staminali emopoietiche. 

La fattibilità e la sicurezza dell’approccio tentato dagli scienziati italiani sono state presentate dalla  dott.ssa Sarah Tettamanti nel corso del 66° Congresso annuale dell’American Society of Hematology (ASH), svoltosi lo scorso dicembre a San Diego. “Poter ricavare le CAR-CIK dal sangue del cordone ombelicale apre alla possibilità in futuro di utilizzare i cordoni conservati nelle biobanche per sviluppare terapie mirate a partire da cellule di donatori compatibili con i pazienti” osserva la co-autrice del lavoro e ricercatrice presso la Fondazione Tettamanti dell’IRCCS San Gerardo dei Tintori. “Nei modelli in vitro utilizzati nel nostro progetto i linfociti T estratti dai cordoni ombelicali e resi capaci di aggredire le cellule tumorali, dopo essere stati modificati geneticamente in laboratorio, hanno evidenziato caratteristiche sovrapponibili a quelli ricavati dal classico prelievo di sangue dal donatore. Le CAR-CIK sono state sottoposte a diverse fasi di validazione nel nostro laboratorio e nei modelli in vivo hanno evidenziato efficacia nel contrastare la malattia e un’alta tollerabilità. La prospettiva è di sfruttare le evidenze raccolte all’interno dei prossimi studi clinici sulle CAR-CIK”.

Uno dei limiti delle CAR-T è che essendo prodotte a partire dalle cellule del paziente stesso, prelevate attraverso un procedimento cosiddetto di aferesi, possono presentare limitazioni dovute all’età dei pazienti, ai precedenti trattamenti ricevuti o alla risposta da parte del microambiente tumorale. Nell’ottica di superare questi ostacoli, da anni i ricercatori si sono rivolti alle potenzialità delle CAR-CIK, mettendo a punto sia un procedimento di produzione e trasferimento, che di controllo della qualità del materiale stesso. Così, prodotte a partire dal sangue di un donatore sano attraverso un processo più semplice, meno costoso e meno invasivo di quello necessario per le CAR-T (e che non richiede, peraltro, l’utilizzo dei vettori virali inattivati, necessari per modificare il DNA dei linfociti da usare contro il tumore) le CAR-CIK sono diventate un candidato ideale per contrastare alcune neoplasie - come la leucemia linfoblastica acuta - che colpiscono in larga parte i pazienti più piccoli e che sono spesso resistenti ai trattamenti standard.

Oltre a questa malattia, la Fondazione Tettamanti sta conducendo una serie di studi clinici sull’utilizzo di CAR-CIK per il trattamento della leucemia linfoblastica acuta tipo B e dei linfomi non Hodgkin di tipo B, e studi su sistemi cellulari in vitro e in modelli animali in vivo per lo sviluppo di terapie per la leucemia mieloide acuta. In tutto ciò il cordone ombelicale è un’importante fonte di cellule staminali emopoietiche e si è rivelato una preziosa risorsa per i linfociti T da ingegnerizzare: i ricercatori hanno osservato che le cellule T derivate dai tessuti del cordone sono dotate di maggior attività proliferativa rispetto a quelle ricavati dal sangue periferico dell’adulto, in modo particolare se stimolate con l’aggiunta di citochine (IL-7 e IL-15). Infine, le CAR-CIK prodotte nell’officina produttiva della Fondazione Tettamanti (mediante l’utilizzo di trasposoni che rendono stabili le modifiche senza dover ricorrere ai vettori virali) hanno un minor rischio di rigetto, con una riduzione della malattia del trapianto contro l’ospite (GvHD). 

La tecnica del prelievo di cellule dal cordone ombelicale non è assolutamente invasiva per il bambino e, inoltre, apre la possibilità all’utilizzo del materiale conservato nelle biobanche già esistenti in molti Paesi del mondo. Lo sviluppo atteso dagli studi clinici in corso sulle CAR-CIK presuppone l’opportunità di definire terapie mirate per forme di leucemia resistenti ai trattamenti standard attraverso linfociti T derivati da donatori e non dai pazienti stessi. Questo approccio, che permette di attingere a cellule che non abbiano già subito precedenti trattamenti anti-tumorali, sta mostrando nei trial una buona efficacia nel contrastare la malattia e una maggiore tollerabilità da parte dei pazienti.

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