terapia genica, emofilia B, stati uniti

Fidanacogene elaparvovec-dzkt si aggiunge alla lista delle terapie avanzate approvate oltreoceano e rappresenta una nuova opzione terapeutica per i pazienti emofilici

Sono diventate due le terapie geniche per l’emofilia B disponibili per i pazienti statunitensi: etranacogene dezaparvovec (nome commerciale Hemgenix) , autorizzata nel 2022 oltreoceano e nel 2023 in Europa, e fidanacogene elaparvovec-dzkt (nome commerciale Beqvez), che ha ottenuto il via libera dalla Food and Drug Administration (FDA) a fine aprile. Pfizer, l’azienda produttrice del trattamento, ha ottenuto l’autorizzazione grazie ai risultati dello studio di Fase III BENEGENE-2, che ha valutato la sicurezza e l'efficacia di Beqvez in pazienti maschi adulti con diagnosi di emofilia B da moderata a grave (con attività circolante del fattore IX pari o inferiore al 2%), di età compresa tra i 18 e i 65 anni.

L'emofilia B è una malattia emorragica ereditaria che colpisce più di 38.000 persone in tutto il mondo ed è causata da un'alterata coagulazione del sangue dovuta a una carenza del fattore IX (FIX). L’attuale approccio terapeutico consiste in infusioni – continue nel tempo e per tutta la vita – di una versione ingegnerizzata di FIX, in modo da integrarne temporaneamente i livelli. Nonostante la profilassi e le infusioni endovenose regolari, le persone con emofilia B da moderata a grave possono ancora avere episodi di sanguinamento spontaneo. Proprio per questo motivo la terapia genica per questa malattia è al centro dell’attenzione da anni.

Beqvez è una terapia genica basata su un virus adeno-associato (AAV) ideata per aiutare le persone affette da emofilia B a produrre più FIX autonomamente: la copia funzionante del gene FIX inserita nelle cellule target serve a codificare una variante FIX ad alta attività. L'autorizzazione statunitense è valida solo per pazienti affetti da emofilia B che soddisfino due criteri: l'anamnesi deve includere un'emorragia pericolosa per la vita o episodi multipli di grave emorragia spontanea, e i pazienti devono assumere la terapia profilattica. Inoltre, devono ottenere risultati negativi da un test approvato dalla FDA per gli anticorpi neutralizzanti il capside del sierotipo AAV Rh74var (AAVRh74var).

Lo studio clinico BENEGENE-2, con disegno in aperto e a braccio singolo, ha lo scopo di confrontare il tasso di sanguinamento di due gruppi: uno ha ricevuto il trattamento e l’altro, invece, ha seguito il regime di profilassi standard. Nella prima fase dello studio, 45 partecipanti hanno accettato di sottoporsi a un minimo di sei mesi di trattamento continuo di profilassi. A questi pazienti è stata poi somministrata una singola infusione endovenosa di Beqvez. I pazienti hanno generalmente tollerato bene Beqvez: la reazione avversa più comune è stata un aumento significativo dei livelli di transaminasi, non sono stati segnalati decessi, eventi avversi gravi correlati al trattamento o reazioni all'infusione, eventi trombotici o inibitori di FIX. I partecipanti agli studi clinici saranno seguiti fino a quindici anni dal trattamento: questo include sei anni nello studio BENEGENE-2 e altri nove anni in uno studio separato di Fase III.

Come scritto nel comunicato stampa aziendale, Beqvez è in fase di revisione da parte dell'Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) e le autorità canadesi hanno appena approvato il farmaco. Oltre all’emofilia B, Pfizer ha attualmente altre sperimentazioni cliniche di Fase III con terapie geniche che mirano a due diverse patologie: una per l'emofilia A (giroctocogene fitelparvovec) e una per la distrofia muscolare di Duchenne (fordadistrogene movaparvovec). Come descritto da un nostro recente articolo, nel caso della Duchenne le somministrazioni sono state momentaneamente sospese a livello globale.

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