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Ripristinato l’udito in una bambina inglese di 18 mesi sorda dalla nascita. La notizia ha fatto velocemente il giro del mondo ma, attenzione, non è una terapia utilizzabile in tutti i casi di sordità

Opal Sandy è nata priva della possibilità di udire i suoni in seguito a una neuropatia uditiva di origine genetica (è opportuno non dimenticare quest’ultimo particolare): si tratta di una condizione capace di interrompere la trasmissione degli impulsi nervosi che dall’orecchio interno giungono al cervello. Fortunatamente, grazie all’infusione di una terapia genica sperimentale effettuata nell’ambito di uno studio clinico, Opal ha potuto sentire le voci di mamma e papà e adesso, addirittura, si diverte a giocare con dei tamburi giocattolo. La notizia di questo importante risultato è rimbalzata sui maggiori organi di stampa, non sempre in maniera corretta, quasi a voler suggerire che possa presto essere disponibile una terapia “per far udire i sordi”. Ma è davvero così? Prima di saltare a facili conclusioni occorre riflettere su alcuni particolari non trascurabili, Osservatorio terapie Avanzate fa un po’ di chiarezza.

NEUROPATIA UDITIVA: LE DIFFERENZE CHE SI FANNO SENTIRE 

Nelle scorse settimane diverse testate giornalistiche internazionali e nazionali hanno riportato la storia di Opal, la bambina inglese di 18 mesi sorda dalla nascita a cui è stata somministrata una terapia genica presso l’Addenbrooke’s Hospital, che fa parte del Cambridge University Hospitals NHS Foundation Trust (Regno Unito). Manohar Bance, il chirurgo che ha eseguito l’operazione, l’ha definito un successo tanto da auspicare un’estensione di questo approccio ad altri pazienti affetti dallo stesso genere di patologia. Ed ecco il primo punto su cui val la pena concentrarsi.

Il calo dell’udito, infatti, è una problematica comune a moltissime persone in tutte le fasce d’età, dai più piccoli fino ai più anziani - tra gli over 75 si stima che quasi una persona su due ne soffra. Al netto delle infezioni dell’orecchio medio o di un accumulo di catarro, nei più piccoli la sordità può derivare da problematiche di tipo congenito, dovute alla presenza di mutazioni fra cui quelle legate al gene GJB2 che codifica per la connessina-26. Un altro tipo di sordità è provocato dal deficit di otoferlina, una proteina espressa sulle cellule ciliate la cui estremità basale è in contatto con i neuroni afferenti che trasmettono i segnali al nervo uditivo. Il movimento delle cellule migliora l’udito, influenzando i moduli di vibrazione della membrana basilare: accorciandosi e allungandosi esse amplificano i suoni in arrivo. Il deficit di otoferlina suscitato da specifiche mutazioni genetiche (tra cui quella autosomica recessiva legata al locus DFNB9 del gene OTOF) è una delle principali cause della cosiddetta “neuropatia uditiva isolata”, una condizione della cui definizione si sono occupati alcuni ricercatori italiani nell’articolo riportato sulla rivista ACTA Otorhinolaryngologica Italica, rivista ufficiale della Società di Otorinolaringoiatria e Chirurgia Cervico-Facciale (SIOECHCF).

Pertanto, non è assolutamente corretto pensare che la terapia genica somministrata a Opal rappresenti una soluzione per tutte le forme di sordità, per la maggior parte delle quali, al contrario, sono disponibili protesi acustiche o impianti cocleari che - anche grazie agli avanzamenti tecnologici e all’implementazione della intelligenza artificiale - stanno offrendo una sempre miglior qualità del suono percepito.

LA TERAPIA GENICA SVILUPPATA DA REGENERON… 

Del trattamento che ha ricevuto Opal e di cui i medici si sono mostrati entusiasti, Osservatorio Terapie Avanzate si era già occupato in un precedente articolo nel quale si faceva riferimento allo studio clinico di Fase I/II CHORD progettato per valutare la terapia genica DB-OTO messa a punto dalla biotech Regeneron. Lo studio - suddiviso in tre parti - prevede l’arruolamento di 18 bambini e Opal è la prima ad esser stata inclusa nel gruppo a basso dosaggio in un singolo orecchio. Un secondo bambino ha da poco ricevuto la terapia genica e presto, se i risultati continueranno ad essere positivi, altri saranno trattati anche nel gruppo a più alto dosaggio e su entrambi gli orecchi.

Nel frattempo, i risultati preliminari dei primi due trattamenti sono stati presentati al Congresso annuale dell’American Society of Gene and Cell Therapy (ASGCT) di Baltimora, provocando reazioni molto positive. Jonathon Whitton, Direttore esecutivo e responsabile del programma uditivo di Regeneron, ha definito l’esito delle prime due somministrazioni un “risveglio dell’udito” e Lawrence R. Lustig, Presidente del Dipartimento di Otorinolaringoiatria della Columbia University, ha addirittura affermato che, nell’arco della sua vita, non avrebbe immaginato di assistere all’opportunità di “fornire l’intera complessità e lo spettro del suono” nei bambini nati con una profonda sordità genetica.

…E LE ALTRE SOSTENUTE DA UNA TECNOLOGIA “MADE IN ITALY”

Le dichiarazioni di Manohar Bance sul quotidiano The Guardian sembrano ancora più eclatanti, attribuendo alle terapie geniche un ruolo decisivo nel futuro trattamento delle sordità di origine genetica. In un articolo della rivista The Lancet, pubblicato alla fine dello scorso gennaio, si faceva riferimento alla terapia genica sperimentale somministrata a cinque bambini cinesi affetti da una forma ereditaria di sordità provocata dalle mutazioni DFNB9 nel gene OTOF: a sei mesi dalla somministrazione i bambini avevano preso a riconoscere le parole e sentire i suoni. Al contempo, dall’altra parte dell’oceano la statunitense Eli Lilly, tramite Akous - l’azienda di biotecnologie di sua proprietà - aveva avviato una sperimentazione di Fase I/II su un gruppo di bambini affetti da sordità congenita bilaterale legata al gene OTOF. Ma i progressi - e gli eventuali successi futuri - di entrambe queste realtà non sarebbero stati possibili senza la tecnologia tutta italiana sviluppata al Tigem, l’Istituto Telethon di Genetica e Medicina di Pozzuoli diretto da Alberto Auricchio, professore ordinario di Genetica medica all’Università Federico II di Napoli e pioniere nello studio delle terapie geniche nel campo dell’udito, della vista e non solo. I brevetti della piattaforma utilizzata da Akouos - Dual Hybrid, strategia che permette di dividere i geni di grossa dimensione come OTOF e caricarli su due distinti vettori per poi essere riassemblati e sintetizzare i prodotti cellulari corretti - appartengono alla Fondazione Telethon che li ha concessi in licenza ad AAVAntgarde, start-up fondata proprio da Auricchio che li sta sviluppando e utilizzando per il trattamento di alcune forme di cecità ereditaria.

L’orizzonte di utilizzo di questa tecnologia abbraccia dunque varie condizioni che, nel loro insieme, toccano migliaia di persone in tutto il mondo. Ci troviamo ancora nelle fasi iniziali di un percorso su cui sono impegnati diversi gruppi di ricerca e aziende: un settore, quindi, in grande fermento. Questi primi squilli di tromba potrebbero essere l’apertura di un concerto fantastico, tutto da ascoltare.

Con il contributo incondizionato di

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